Il Consiglio direttivo della SIDI ritiene che il carattere chiaramente terroristico dei crimini, ingiustificabili, commessi da miliziani di Hamas (organizzazione terroristica che non rappresenta l’intero popolo palestinese), a partire dal 7 ottobre scorso, e la concreta idoneità della pur legittima risposta israeliana – dinanzi all’attacco armato subìto – a dar luogo a violazioni gravi di norme elementari del diritto internazionale umanitario, poste a tutela dei civili, meritino di essere evidenziati con forza, in linea, del resto, con quanto affermato dal Segretario generale delle Nazioni Unite il 9 ottobre (https://www.un.org/sg/en/content/sg/speeches/2023-10-09/secretary-generals-remarks-the-press-the-situation-the-middle-east).
Lasciando qui da parte ogni considerazione sulla genealogia di una simile situazione, che pure chiama in causa il rispetto del diritto internazionale; lasciando altresì da parte la questione (essenzialmente politica) della “equivalenza”, o meno, dei comportamenti tenuti dai due attori del conflitto in corso (sulla quale le posizioni degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza si sono marcatamente differenziate, impedendo così l’adozione di uno statement unitario, ad esito della sua riunione urgente dell’8 ottobre: https://news.un.org/en/story/2023/10/1142037); e pur rinviando i diversi aspetti problematici del conflitto israelo-palestinese alla loro sede naturale dell’approfondimento scientifico, non vi è dubbio che i drammatici eventi cui assistiamo si stiano traducendo in lesioni gravissime della vita, dell’integrità fisica e psichica, e della salute delle popolazioni interessate, sia in Israele che nella striscia di Gaza.
Sul piano giuridico internazionale, l’intenzionale sottoposizione dei civili coinvolti nel conflitto ad atti di inaudita gravità (omicidi di massa, presa di ostaggi, ecc.), nonché la loro esposizione agli effetti devastanti delle reazioni adottate rispetto a tali atti (bombardamenti a tappeto, blocco dell’afflusso di beni di prima necessità, luce, carburante), si pongono in insanabile contrasto, sia col principio generalissimo del rispetto della dignità umana, che con quello della inviolabilità di norme internazionali fondamentali di diritto umanitario, e sui diritti dell’uomo, che del primo principio costituiscono espressioni; e ciò, anche nel quadro di contromisure – militari e non – intese a reagire a un attacco armato (terroristico), e alla stessa violazione di dette norme.
È proprio su questa circostanza, di straordinaria importanza, ancorché non del tutto nuova nel quadro delle vicende giuridiche del conflitto israelo-palestinese (si pensi alla crisi dell’estate del 2014), che il Consiglio direttivo della SIDI intende qui attirare l’attenzione. In tal modo, ci si propone non tanto di segnalare la portata giuridicamente dirompente dell’aspetto in questione agli addetti ai lavori, quanto, piuttosto, di alimentare, nel dibattito pubblico, la più diffusa consapevolezza della preoccupante spirale involutiva che le ricordate violazioni di norme internazionali, poste a tutela della persona umana, sono suscettibili di scatenare.